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L'Italia di mezzo entra nel tunnel

3 ottobre 2010
PRC-Bevagna In primo piano

               L'Italia di mezzo entra nel tunnel    

(http://www.umbrialeft.it/node/43049)

Sono assolutamente condivisibili le riflessioni e gli spunti evidenziati da Alberto Asor Rosa (il manifesto, 8 settembre) sull'«Italia di mezzo». E va al cuore del problema quando sostiene che «alla "questione Italia mediana" si dà, e si continua a dare, un peso insignificante, anzi quasi nullo, anche quando si affronta la grande questione dell'Italia - nazione». E' più che mai attuale la vicenda di un territorio, che rappresenta la cerniera del Paese, eternamente schiacciato tra le rivendicazioni del Nord e i mali irrisolti del Sud. 

C'è un'«Italia mediana» e «radice nazionale» scomparsa dall'agenda della politica e dei mass media. E dimenticata dall'opinione pubblica. Da tempo è in atto, innegabilmente, uno scontro di solo "potere", all'interno del Governo e del Parlamento, che nella logica di una discutibile contrapposizione geografica ha portato, fino ad ora, all'unico risultato di penalizzare le regioni del cuore del Paese. Ma da anni sono questi i territori dove la qualità della vita è ai vertici, in tutte le classifiche nazionali. E proprio nell'«Italia di mezzo» troviamo gli amministratori e gli imprenditori indicati, da anni, come esempi virtuosi di buon governo e buona imprenditoria.

La crisi economica ci restituisce l'immagine di un'Italia in grande difficoltà, di una nazione che può risollevarsi solo con l'aiuto di tutti. E credo che oggi le regioni centrali possano e debbano giocare un ruolo determinante, sia per l'unità del Paese che per la ripresa: siamo l'Italia dell'efficienza solidale, ma il Governo e il dibattito politico sembrano considerare solo il nord e il sud della penisola. Le forze politiche, di maggioranza e opposizione, devono avere ben chiaro che lo sviluppo non si gioca sulle contrapposizioni e sul peso dell'elettorato, ma sulla visione unitaria del Paese. Che è un patrimonio collettivo, come ci ha ricordato il presidente Napolitano. E noi vogliamo combattere questa "battaglia" di modernità e civiltà, così decisiva per il nostro futuro. E questo buon agire non può essere rivolto solo al passato.

Il prossimo anno celebreremo il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, un evento che ci deve dare l'opportunità di ripensare al nostro modello di sviluppo. Occorre una visione nazionale, non certo legata a opportunismi e particolarismi geografici. Questa nuova prospettiva deve portare in tempi brevissimi ad edificare le basi di un nuovo sistema politico e sociale che punti sì alla crescita, ma anche ad un miglioramento della qualità della vita nell'intero Paese. Per questo, la Provincia di Pesaro e Urbino ha sollevato da tempo la questione e ha chiamato a raccolta, già da un anno, gli amministratori e i parlamentari eletti in Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio e Emilia Romagna. Perché sono tanti i temi sui quali occorre fare quadrato, dal federalismo fiscale alle infrastrutture, passando per sanità, scuola e fondi europei. In ordine sparso "si abbaia alla luna", uniti aumentiamo il nostro potere contrattuale.
Il primo passo nella costituzione di un fronte unico è stato il Patto di Cagli, la piattaforma programmatica sottoscritta da centinaia di amministratori e parlamentari eletti nel cuore del Paese: un documento che rivendica risorse e considerazione per i nostri territori, leader nelle classifiche della coesione sociale e del Benessere Interno Lordo.

Le ulteriori tappe di Firenze e Roma, con la nascita del coordinamento dei rappresentanti istituzionali dell'Italia centrale, insieme agli Stati generali di Perugia dello scorso maggio, hanno dato corpo e solidità al movimento. Ora non molleremo: siamo uniti e vogliamo contare di più.

E la prima cartina di tornasole dell'impegno del Governo nei nostri confronti sarà la Fano - Grosseto, che per noi è la battaglia delle battaglie. Sappiamo che l'Appennino è, a tutti gli effetti, la capitale del Centro Italia. Ma bisogna «sfondarlo», altrimenti continuerà ad essere un elemento di divisione piuttosto che un fattore di unione. Per questo abbiamo deciso di richiamare l'attenzione nazionale, con una e vera e propria occupazione bipartisan della Galleria della Guinza emblema dell'intera incompiuta, il 24 settembre.

Tutti gli amministratori dei territori interessati -
Province di Pesaro e Urbino, Arezzo e Perugia in testa, saranno lì per 3 giorni e 2 notti - per far sì che ministri, parlamentari e segretari di partito vengano sul posto, a rendersi conto della situazione. E' ora di uscire dall'oscuramento politico e mediatico che ci cancella: ne va del nostro sviluppo e della nostra stessa esistenza.

 
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